sabato 27 settembre 2008

Letture / Il tuono tedesco

UNA SINGOLARE PREVISIONE DI HEINRICH HEINE SULLA FURIA DEI TEDESCHI SENZA IL FRENO DELLA CROCE. PAROLE CHE RISUONARONO AMMONITRICI PER CHI EBBE LA SVENTURA DI VIVERE NEL MATTATOIO NAZISTA E CHE OGGI POSSONO DISSOLVERE LA NEBBIA IDEOLOGICA SUL MALE ASSOLUTO

Il poeta Heinrich Heine (1797-1856) cantò gli Dèi in esilio, ironizzò molto sul cristianesimo, ebbe nostalgie soffuse dell’ebraismo delle origini, si inebriò della ‘critica della religione’ alla moda suscitando l’entusiasmo di Karl Marx, ma sulla amata e avversata Germania seppe fissare lo sguardo così in profondità da pronunciare, nel 1834, una ‘profezia’ del «tuono tedesco» di metà Novecento partendo dal ruolo storico della croce. Alcuni suoi lettori – a cominciare dall’aristocratico cattolico Friedrich Reck-Malleczewen nel sorprendente Tagebuch eines Verzweifelten (di cui esiste una vecchia traduzione Rusconi) – ricorsero a queste parole per meglio capire quel che accadeva nel mattatoio nazista, fenomeno atroce che le teorie politiche ed economiche di quell’epoca infausta non avevano saputo prevedere né spiegare affatto. Tantoché un acuto osservatore straniero se la prendeva in questo modo con la saggistica contemporanea: «naturalmente, sarà sempre possibile invocare le leggi economiche, le forze relative dei partiti e delle classi sociali prima del 1933, le circostanze politiche dell’Europa, il Trattato di Versailles, la decomposizione delle sinistre, il doppio gioco del grande capitale che da una parte sostiene Hitler contro i marxisti e dall’altra Papen contro Hitler: tutto questo sarà bello e buono, e fornisce materiale per i compiti ai marxisti e ai liberali. […] Resta da sapere perché ciò si è realizzato, eppure non ci parlano altro che del come […] Nel 1932, vi dimostravano, Il Capitale alla mano, che la situazione tedesca conduceva direttamente al comunismo. Quel che mi colpisce è la loro elasticità nell’errore. È bastato cambiare poco per ‘spiegare’ con gli stessi schemi che il contrario si è prodotto nei fatti… Ultima difesa del capitale, recitano senza stancarsi i marxisti. Isteria collettiva, dicono i razionalisti. Tirannia, sostengono i democratici. Altrettante parole vuote o menzognere per i fedeli del culto tedesco. Qui non si tratta altro che di religione» (così, quasi un commento alle parole di Heine, lo scrittore elvetico Denis de Rougemont nel suo Diario tedesco del 1935-1936).

Mentre si conciona di assoluto nella storia, di Male assoluto addirittura, ovvero di Satana o come si voglia chiamare chi si oppone al Bene assoluto, insomma di delicate questioni teologiche, è forse utile ricordare che, nella schermaglia ideologica, simili paroloni servono soltanto per ripetersi nei secoli se fu più schifoso il comunismo o il nazismo; che temibili risultano le formule giornalistiche in simili faccende; che è meglio seguire Heine quando prevede che, una volta tolto il freno della religione, con l’assolutizzazione della creatura in luogo del creatore, si produrranno sempre distruzioni immani su questa terra. Gli apocalittici dell’Ottocento avevano sostenuto che, abbattuta la religione cattolica, l’umanità si sarebbe scatenata nella matta bestialità – e questo non solo per mancanza di freno morale, bensì per collocazione ontologica, per rovesciamento del senso –, ma qui è il letterato che irride ogni bigottismo ed esalta le rivoluzioni dei francesi ad avvertire i suoi tedeschi della barbarie imminente, compresa la dimensione mondiale della esplosione e l’accenno alle battaglie in Africa, che ne accentuano la suggestione a posteriori. L’Europa – dice Heine – deve guardare con spavento il giorno in cui, dopo i vari tentativi ‘filosofici’ di cancellare il passato, si spezzasse la croce in Germania: ora non solo il nazional-socialismo provò ad annientare la tradizione ebraico-cristiana, ma ne offrì una versione parodistica, a cominciare proprio dalla croce, un indubbio gioco avanguardistico. Anche in questo caso, tra i démoni, si nasconde la banalità del male.


La filosofia tedesca è una faccenda importante, che riguarda l’intera umanità; solo i nostri pronipoti potranno dire se sia stato lodevole o biasimevole da parte nostra fare prima la rivoluzione filosofica e poi quella politica. A me sembra che un popolo metodico come è il nostro dovesse cominciare con la Riforma, occuparsi quindi della filosofia, e solo dopo averla portata a perfezione passare alla rivoluzione politica. Quest’ordine mi sembra molto ragionevole. La rivoluzione può far saltare come più le piace le teste che la filosofia aveva prima usato per pensare; ma la filosofia non avrebbe mai più potuto usare le teste che fossero state tagliate dalla rivoluzione, se questa l’avesse preceduta. Non abbiate però paura, voi repubblicani tedeschi; la rivoluzione non sarà certo più mite e dolce perché preceduta dalla critica kantiana, dall’idealismo trascendentale di Fichte e dalla filosofia della natura. Attraverso queste dottrine si sono sviluppate energie rivoluzionarie che attendono soltanto il giorno in cui potranno esplodere e riempire il mondo di orrore e ammirazione. Appariranno dei kantiani, che anche nel mondo fenomenico non vorranno saperne di pietà e sconvolgeranno spietatamente con la spada e la scure il terreno della nostra vita europea, per distruggere fin le ultime radici del passato. Entreranno in campo fichtiani armati, che sarà impossibile moderare con il timore e con il personale interesse, nel loro fanatico volontarismo; poiché essi vivono nello spirito e irridono la materia, come i primi cristiani, che non si riuscivano a piegare né con i tormenti corporei né con i corporei godimenti; anzi, questi idealisti trascendentali sarebbero – in un rivolgimento sociale – ancor più inflessibili dei primi cristiani, giacché costoro sopportarono la terrena materia per raggiungere in tal modo la beatitudine divina, mentre l’idealista trascendentale considera il martirio stesso vuota apparenza ed è irraggiungibile dietro il trinceramento del proprio pensiero. Ma più terribili di tutti sarebbero i filosofi della natura, che prenderebbero parte attiva a una rivoluzione tedesca e si identificherebbero con l’opera di distruzione. Infatti, se la mano del kantiano colpisce con fermezza ed energia, poiché il suo cuore non è turbato da alcun tradizionale rispetto; se il fichtiano disprezza coraggiosamente qualsiasi pericolo, poiché esso – per lui – in realtà non esiste; il filosofo della natura sarà tanto più temibile, in quanto entra in rapporto con le forze primigenie della natura, può evocare le energie demoniache dell’antico panteismo germanico e si ridesta in lui quel piacere alla lotta che noi ritroviamo negli antichi tedeschi e che si manifesta non per distruggere o per vincere, ma per il puro gusto della lotta.

In un certo modo il cristianesimo – e questo è il suo merito più alto – ha calmato la furia bellicosa di germani, senza peraltro eliminarla del tutto, e se un giorno si spezzasse la croce, il talismano che placa le passioni, si scatenerebbe di nuovo la violenza selvaggia degli antichi guerrieri, l’irrazionale brama di distruggere cantata dai poeti nordici. Quel talismano è rovinato e verrà il giorno in cui se ne verrà giù. Allora usciranno dalle loro rovine le antiche divinità di pietra, si toglieranno dagli occhi la polvere millenaria, e Thor, con la sua mazza enorme si ergerà pronto a distruggere le cattedrali gotiche… Quando, allora, udirete il baccano e lo strepito, guardatevi, voi francesi, dal mescolarvi negli affari che stiamo conducendo a termine a casa nostra, in Germania. Guardatevi dall’attizzare il fuoco, e guardatevi dallo spegnerlo. Le fiamme potrebbero bruciarvi facilmente le dita. Non sorridete se vi consiglio di diffidare dei kantiani, dei fichtiani e dei filosofi della natura, non sorridete del sognatore fiducioso che nell’ambito dei fenomeni avvenga la stessa rivoluzione che si è già compiuta nel mondo dello spirito. Il pensiero precede l’azione come il lampo viene prima del tuono. Il tuono tedesco, naturalmente, è di nazionalità tedesca, e quindi non corre con molta agilità, e il suo fragore si avvicina lentamente. Ma giungerà, e quando alla fine lo udrete brontolare come non è mai avvenuto nella storia del mondo, sappiate che il tuono tedesco ha finalmente raggiunto il suo obiettivo. A questo rimbombo le aquile cadranno morte dal cielo e nei deserti più lontani dell’Africa i leoni, con la coda tra le gambe, andranno a rintanarsi nelle loro caverne regali. In quel momento in Germania sarà rappresentata una commedia al cui confronto la rivoluzione francese sembrerà un gioco innocente.

(Heinrich Heine, Per la storia della religione e della filosofia in Germania)