domenica 1 febbraio 2009

minima / Arbasino sui bestemmiatori per soldi

Alle adunate del Contemporaneo, si usa sconcertare il pubblico, come al circo ma con minor rischio fisico, perciò in numeri da clown si espongono gli sfottò plastici, si vuole provocare, e poi si urla alla provocazione se qualcuno reagisce. Alle fiere si parla solo di soldi, e sempre più dei soldi pubblici, ma quando arrivano i carabinieri per una bestemmia estetica che cerca, con gesto facile, di farsi largo appoggiandosi alla fama divina o a quella del papa, si invoca l’arte e si sproloquia di censura (l’arte, come ogni linguaggio, non potrebbe esistere senza una qualche censura, «nelle opere dello spirito i valori sono inversi: sforzo di ingegno e perseveranza è crearsi una schiavitù e non liberarsene» diceva Caillois; un po’ lo stesso avviene nell’amore). La faccenda non è nuova, ne parlava nell’anno 2000 Alberto Arbasino, che non è un curato di campagna, in un pezzo su «Repubblica». Ne riproduciamo la parte attualissima che riguarda questa «arte della speculazione», condita di domande spregiudicate.

«Il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, dopo aver visto al Museo di Brooklyn la foto artistica di una “Ultima Cena” con dodici apostoli neri intorno a una Gesù nera e nuda, si propone di formare una commissione per sorvegliare le sovvenzioni di fondi pubblici a queste forme di speculazioni commerciali. In California la storia si ripete da anni, col famoso Crocefisso a bagno nella pipì d’arte, con le Madonne d’arte che mostrano il sedere, con i Cristi d’arte alla moda sadomaso da pornoshop di cultura. E nel mondo della canzone, non passa giorno senza provocazioni e trasgressioni sempre su Gesù Cristo, la Madonna e il Papa. Il Papa spesso anche nelle installazioni e negli allestimenti, in posizioni per lo più imbarazzanti. Quanti decenni sono passati, da quando Paolo Poli faceva Rita da Cascia al cabaret, mentre le borchie piramidali sui nastri di pelle nera non si usavano in tutte le sfilate di prêtàporter per la casalinga... Ora si parla solo di sovvenzioni e di finanziamenti. Sennò, niente trasgressioni. Né galleristi, né "curators”, né iniziative, né cooperative, né eventi da non perdere. Soldi, soldi. […] Se qualche artista di speculazione si provasse a provocare scandali da reddito con sberleffi alla religione islamica o ebraica, lo Stato e le Regioni e le Province e i Comuni sarebbero tenuti a sovvenzionare le operazioni? O il Ministero e gli Assessorati riceverebbero qualche protesta dalle comunità non cattoliche? Basta vedere la commercializzazione dilagante per tutto quanto riguarda gli Olocausti. Ormai le folle di zombi mettono sia Auschwitz sia Hannibal in testa ai fatturati, perché attualmente piace qualunque serial killer molto cattivo. […] Ma se gli artisti e i cantanti trasgressivi facessero le prossime trasgressioni su Buchenwald o su Maometto, per fare cassetta, e mettessero un gran rabbino o un imam al posto del Papa, nelle provocazioni, come regolarsi col Politically Correct e coi soldi?».

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