giovedì 3 dicembre 2009

minima /Artisti

All’inizio del secolo scorso, le sciantose del café chantant erano chiamate artiste. E generosamente venivano insignite del medesimo titolo soubrette e ballerine dell’avanspettacolo: sono artiste – si diceva, per giustificare i costumi non irreprensibili. Artisti erano i guitti che conducevano una vita bohémienne, artisti i suonatori ambulanti, i complici delle bassezze raccontate da Thomas Mann a proposito del chitarrista e baritono-buffo di Der Tod in Venedig, l’istrione «mezzo ruffiano e mezzo commediante», il protagonista di un ripugnante spettacolo. La nostra lingua non possiede in questo campo le sfumature gerarchiche che ha quella tedesca: Artist si riferisce all’arte grossolana del clown, Künstler soltanto è il continuatore di Dürer. Il celebre film di Alexander Kluge, Die Artisten in der Zirkuskuppel: Ratlos, parlava appunto di Artisten sotto la tenda del circo.

Guitti, circensi, ballerine, talvolta bastò la sifilide, «sintomo di artista». Adesso, molti di questi artisti per equivoco possono vantare un’udienza pontificia, addirittura un dialogo con il papa teologo. Per carità, è una piccola questione nominalista: anche Pio XII riceveva Joséphine Baker (benché si esibisse a Parigi soltanto con un gonnellino di banane) e i ciclisti con in testa Bartali, però nei resoconti vaticani non veniva in mente a nessuno di denominare tali personaggi come artisti.

«“Gott ist Form”, aveva scritto un giorno Gottfried Benn, in una folgorante intuizione. Non “Gott ist eine Forme”, né “Gott ist die Form”, né definito né indefinito, ma Dio è Forma. È la sola risposta possibile, mi sembra, al sarcasmo di un’arte contemporanea che ha non solo del tutto dimenticato i propri doveri, ma anche i propri poteri». Così concludeva un suo libro Jean Clair. Si potrebbe aggiungere che il folgorante Gottfried – riconciliato con Dio, secondo l’etimo del suo nome – ritenne essere l’araldo massimo di quella Forma divina. E almeno per la sua epoca, nonostante sia stato più volte tentato dal Satana del nichilismo, forse ebbe ragione. Anche se non mise mai piede in Vaticano.
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