sabato 19 dicembre 2009

minima / Parole

Ieri, la scritta in ferro all’ingresso di Auschwitz, «Arbeit macht frei», l’installazione nazista con un retrogusto ironico, sghignazzamento di macellai, è stata rubata. Forse feticismo sinistro di gitanti chiassosi nel luogo del nichilismo realizzato, forse addirittura performance di dileggiatori d’ogni croce, d’ogni dolore umano. I giornali titolano con una parola ricorrente: «profanazione». L’altro ieri, sui medesimi giornali era tutto un gran ridere per una ragazza in cera crocefissa di spalle in un museo di Stato a Napoli. 'Opera' di un goliardico autore già noto per avere impiccato in effigie dei bambini agli alberi di Milano, ora intento agli sfottò per un ebreo ammazzato. Nel caso napoletano, secondo la stampa, la profanazione risultava assai spiritosa.
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