mercoledì 14 luglio 2010

Gli intoccabili (2)


~ ALTRE ASSOLUZIONI IN NOME DELL’ARTE E DEI CATALOGHI AL SEGUITO ~

I ragazzi di strada che insudiciano i muri con i loro scarabocchi – somiglianti l’un l’altro come diari di adolescenti melensi – e che chiamano tali villanie con il pomposo nome di Street art (la parola inglese è il latinorum di tutti gli importatori), finiscono ogni tanto in tribunale. L’altro giorno, per esempio, si è tenuto a Milano uno di questi processetti, conclusosi è inutile dire con una assoluzione. Che non càpiti al vostro palazzo di essere preso di mira, ché i giudici non vi faranno giustizia. Se da una grondaia che funziona male si produce sull’intonaco di casa una macchia di muffa, prima o poi qualche responsabile vi risarcirà, ma se la macchia di colore acido l’ha fatta uno sciagurato che si ritiene un artista il giudice gli riconoscerà il privilegio di imbrattare. Un diritto estetico. Imporre figurine ingenue quanto aggressive a sguardi che ne farebbero volentieri a meno.

I poveri giornalisti, che sono i primi a piegarsi di fronte alle cose che non capiscono, riportavano con devozione la notizia che gli squadristi della fantasia avevano tanto di cataloghi o di articoli dedicati alle loro gesta, mostrando così di riconoscere un nuovo dogma: il diritto perde la sua cogenza di fronte agli elogi del reo su carta stampata. Non ha alcuna importanza se il libro sia una cialtronata, se l’autore sia un compare dell’insolente che vuole imporre la propria fantasia squadrata, se il giornalista sia l’ultimo – per la sua scrittura approssimativa – a poter parlare d’estetica. L’ipse dixit adesso non si riferisce ad Aristotele ma alle sciurette della critica. Il feticismo del libro entra nelle aule dei tribunali. Tutti i parvenus della cultura se la fanno sotto.

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