mercoledì 20 ottobre 2010

Per un pugno di euri

~ PERCHÉ LA MONETA DOVREBBE MANTENERE IL SINGOLARE
ANCHE QUANDO FORMA UN GRUZZOLO? ~
I lettori di questo «Almanacco» ci hanno chiesto talvolta perché ci ostiniamo a dire euri per il plurale della moneta che omologa il vecchio continente. La grammatica francese che conserva un certo rigore, nonostante l’epoca, non ha dubbi: «Au pluriel, ‘euro’ et ‘cent’ sont soumis aux règles de la grammaire française. S’ils varient en nombre, on leur ajoute un s: un euro, deux euros, cent euros et trois cents...». All’avvento della moneta unica in Francia lo prescrisse addirittura un comunicato della Commissione generale di terminologia e neologia, che dipende direttamente dal Primo ministro. Ma con una delle sue strampalate trovate, una direttiva della Comunità Europea, convertita in legge degli Stati membri interessati, ordinava che il plurale di «euro» fosse invariabile in inglese, tedesco e italiano, mentre nelle altre lingue potesse seguire la morfologia propria di ciascuna di esse. Eppure la pagina inglese della Commissione europea ammette, dopo aver stabilito quel bizzarro euro pure per il plurale: «However, more general usage of these terms may differ in some languages, such as English, where it is natural practice to refer to the currency in the plural form as ‘euros’ instead of the official form ‘euro’. This is the same practice as used with most currencies in English, as in the plural form dollars». Ciononostante, in Irlanda, che è l’unico paese di lingua inglese che ha l’euro come moneta ufficiale, si usa senza s. Spagnoli, portoghesi e danesi aggiungono invece la desinenza plurale quando è il caso. Soltanto gli italiani, i tedeschi e i greci restano bloccati sul singolare. Gli avversari degli euri ricorrono a questi argomenti: è scritto in modo indeclinabile sulle banconote e c’è una legge europea che vieta a noi italiani (evidentemente con i francesi o gli spagnoli non hanno osato legiferare sulla lingua) l’uso del plurale. Non fosse altro che per questo divieto degli eurocrati dovremmo tutti declinare al plurale quell’euro il cui cambio con le amate lire ci ha tanto impoverito. Ci piace citare in proposito un vecchio comunista che sapeva scrivere, Luigi Pintor: «La moneta è già di per sé un’astrazione massima e idealizzarla come indeclinabile oltreché onnipresente e onnipotente mi sembra un eccesso di zelo e masochismo inconscio».

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