mercoledì 27 gennaio 2010

minima / La memoria eterna

La fragilità umana è tale che basta un ‘irrefrenabile’ desiderio per inventare le migliori giustificazioni alle peggiori scelleratezze, fino a far male alla carne della propria carne e imporre per un qualche incapricciamento lacerazioni e frantumazioni nella famiglia che si è creata, o addirittura a sopprimere quel che una madre porta dentro di sé, solo per mantenere una mediocre felicità. Figuriamoci che cosa si può escogitare per gli altri, per gli estranei che si intromettono nella nostra vita. Temiamo perciò che nessuna ‘giornata della memoria’ si sottragga all’oblio che tutto cancella nel corso del tempo; che nessuna lezione di etica laica, impartita a scuola o in televisione, impedisca che la nostra mente metta a punto una teoria perversa per occultare ancora una volta gli egoismi sempre ribollenti.
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Chi difende oggi Israele dalle minacce del tiranno iraniano? Forse i discorsi untuosi dei molti rètori sugli ebrei morti mezzo secolo fa? Rimettere in scena l’«indicibile», e con i mezzi più corrivi dell’entertainment, risarcirà una sola vittima? Il luogo comune mediatico, pur con le migliori intenzioni, è forse capace di cambiare miracolosamente la natura umana?

Certa è oggi e fino alla fine dei tempi la parola divina del Libro degli ebrei e dei cristiani. La memoria vivente al di là della storia. La stupidità delle creature ha complicato le relazioni tra i figli di uno stesso Creatore, con non poco odio e altre ignominie umane molto umane tra i parenti di Abramo, ma è difficile sostenere un antisemitismo sensato tra i cristiani che hanno scelto per loro liberatore un figlio di Israele e credono che un ebreo sia addirittura il loro Dio, tra lo scandalo dei fedeli alle antiche scritture che gridano alla bestemmia.
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Nella messa di oggi, le letture sono centrate sul secondo Libro di Samuele (8-17), nel cuore della liturgia resta il mistero di Israele: «Ora dunque riferirai al mio servo Davide: ‘Così dice il Signore degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d’Israele mio popolo; sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d’uomo e con i colpi che danno i figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio favore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre’. Natan parlò a Davide con tutte queste parole e secondo questa visione».

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