giovedì 8 aprile 2010

Red carpet per il diavolo

~ MINIMA ~ IL SINDACO E L’URBANISTICA DELL’INFERNO ~

L’attuale sindaco di Roma, massimamente dileggiato dai sinistri colti come uno scherzo della democrazia, il suo assessore culturale che le dame del demi-monde considerano loro famulo diligentissimo, sempre pronti ambedue a soddisfare i desiderata dei vecchi padroni del Kulturmarkt, hanno messo su un convegno con le archistar più odiate dalle plebi che li elessero. E dopo aver promesso la demolizione dell’ecomostro dell’Ara Pacis, si accordano adesso con il suo ideatore per aggiustare un muretto, una quinta inutile, che stonerebbe anche nella peggiore borgata. Scimmiottano quindi i predecessori organizzando passerelle per architetti pseudo-urbanisti e nient’affatto urbani. Sarebbe meglio se invece di snodare un altro inutile red carpet e di scatenare chiacchiere spocchiose riflettessero su queste poche parole, scritte da un letterato italiano qualche anno fa: «Lo sapevamo fin da Dante che l’inferno ha una tendenza urbanistica. L’abbiamo sempre saputo, c’è una mappa dell’inferno, si può fare, ci sono delle strade, c’è una toponomastica, senza dubbio ci sono dei vigili». Ecco perché l’urbanistica corrente ha un modello facile. Anche nella città santa per antonomasia (e non solo e non tanto nel quartiere Prati dove i massoni dell’Ottocento vollero che le strade non formassero mai una croce).