domenica 11 luglio 2010

Gli intoccabili

~ IL NUOVO SACRO. ~ DOVE LA LEGGE
SI ARRESTA RIVERENTE ~

Soltanto una minoranza mostra indignazione per giudici e poliziotti belgi – da barzelletta francese – che inquisiscono vescovi vivi e morti onde scoprire fosche trame a sfondo sessuale. Eccitati ormai dall’informazioni a senso unico, l’opinione pubblica vorrebbe che le indagini sul male sociale non avessero più alcun limite, calpestando secoli di giurisprudenza, accostandosi inconsapevolmente alla barbarie della inquisizione spagnola (che i più confondono con quella, assai moderata, di santa romana Chiesa). Si chiede la scure della pena per sanzionare la pur minima violazione formale in campo politico come in quello religioso. Ma c’è una categoria di intoccabili, qualsiasi cosa facciano: la legge non può intervenire, l’umanità si piega atterrita come davanti a una visione numinosa, i giudici si fanno riverenti e si tirano indietro. È il nuovo sacro, con dei sacerdoti alquanto rozzi e spregiudicati. Lo chiamano anche «contemporaneo» mentre i suoi eletti officianti son detti «artisti» benché non mostrino di possedere alcuna arte (ma questo è il gioco dei paradossi).

I giornali online riportano stasera la notizia che a Poznan, in Polonia, un italiano (l’officiante in questione) ha fatto un collage con una donna nuda e una svastica sullo sfondo della bandiera rossa nazista. Una bella originalità nella composizione, non c’è che dire. Sennonché la galleria che ospita tale geniale accostamento ha pensato bene di ingrandire l’immagine e di ricoprire a scopo pubblicitario un intero edificio. E i polacchi che passano per quella strada non hanno affatto gradito simile porcata e l’ancora più volgare giustificazione dell’autore. Così un consigliere comunale si è rivolto alla magistratura per rimuovere la fastidiosa pubblicità. E i giudici hanno risposto come Pilato. Loro non ci possono fare niente, «non possiamo incriminare nessuno perché quella presente sul cartellone è un’opera d’arte». Ora, in ogni caso, quella sul cartellone sembra essere una riproduzione, una réclame piuttosto che un’opera d’arte, ma non sottilizziamo, quand’anche fosse l’originale, che cosa significa questa forma di comunicazione intoccabile? Ritroviamo la vecchia domanda che più volte ci siamo fatti in questo Almanacco: dov’è che scatta la cosiddetta arte che sottrarrebbe i suoi contenuti ai rigori della legge? Che cosa bisogna escogitare di ‘artistico’ per pubblicizzare messaggi ripugnanti? Se un altro ‘artista’ domani esalta Hitler e dopodomani Stalin e poi la mafia e lo stupro dei bambini, bisognerà sopportare pazientemente in nome di un’arte che non si capisce proprio dove sia? Si sa invece che l’arte, quella vera, è prosperata dove c’erano regole e proibizioni, mentre è morta nella libertà senza limiti, al punto da ridursi a esporre continuamente il proprio cadavere e i suoi miasmi per suscitare un tenue interesse in un pubblico di esteti ridicoli. Lo sa pure la gente comune di Poznan che è passata alle vie di fatto e ha provato a distruggere il cartellone. La direttrice della galleria che accoppia svastica e figurina nuda, secondo vecchie pratiche porno, ha parlato di «atti di vandalismo».