lunedì 11 ottobre 2010

La ragazza delle chiavi

~ ANCORA SULLE BIBLIOTECHE ~

Per non ridurre tutta la faccenda ai ‘tagli’, ai soldi. C’è un piccolissimo episodio da raccontare che testimonia della grande fantasia barocca dei burocrati. Alla Nazionale di Roma bisogna lasciare borse e valigette al deposito, non è come certe biblioteche dove basta mostrare il contenuto al custode, si temono giustamente i furti, i doppi fondi, si ignorano però i nascondimenti più intimi, si evitano per ora le perquisizioni personali. Al deposito dunque ci sono mobiletti abbastanza recenti, forniti di chiave, e qui viene il bello. In mezza Europa, almeno nelle biblioteche che si son visitate, per evitare che i distratti non restituiscano lo strumentino d’accesso, bisogna infilare un euro e si tira via la chiave, si rimette la chiave per riprendere la borsa e automaticamente ridiscende l’euro. Più o meno come funziona il carrello dei supermercati. E per chi manca degli spiccioli si può aggiungere lì accanto una macchinetta del cambio. Troppo semplice e troppo poco costoso per la nostra istituzione libraria. Alla Nazionale hanno inventato un procedimento più ‘umano’. C’è una ragazza a cui si presenta la tessera della biblioteca, lei la prende, ricopia a matita (poi vedremo perché a matita) il numero della tessera su uno speciale modulo con le righe, ricopia altresì il numero della chiave nella casella accanto e ve la consegna. Al termine, si restituisce all’affollato tavolo della povera ragazza (assunta? precaria?) la chiave in questione e lei cancella con la gomma il vostro numero scritto a matita (c’è di mezzo anche la legge sulla privacy, non basta farci sopra un fregaccio, si deve abradere con rigore) e riprende l’oggetto di tanto traffico. Immaginate nelle ore di punta l’affollamento intorno all’impiegata che con una mano scrive e con l’altra cancella (spesso, essendo la prima persona in cui ci si imbatte, è anche interrogata, e in varie lingue, sulle modalità d’accesso). Bene: a chi ha escogitato un simile servizio voi dareste dei fondi pubblici, sia pure ridotti per i recenti ‘tagli’?