sabato 12 marzo 2011

Come conservare la scuola

~ UN MONITO DEL FILOSOFO LEO STRAUSS
CHE NON INSEGNAVA IN UN LICEO DI STATO ~

L’italico corpo insegnante, un corpaccione che, salvo le solite nobili eccezioni, diffonde presuntuosi luoghi comuni e fa la morale leggendo in classe i giornali – da quanti anni non risuona nelle lezioni la parola «virtù»? –, talvolta protesta rumorosamente e grossolanamente, come si addice a disoccupati affamati, contro le tante riforme che si tentano, terrorizzato da chiunque metta in discussione il suo sapere piccolo borghese, i lumi gomorristi, i comici dantisti, mai interrogandosi sulle contraddizioni di una scuola aperta a tutti, che richiede docenti in ogni dove e una umanità desiderosa di imparare e con il talento di riuscirvi. A questi insegnanti che oggi pomeriggio marciano, firmano e si indignano nelle pubbliche piazze, dedichiamo una frase di Leo Strauss, uno spunto per pensare durante la loro laica processione che avanza con tracotanti cartigli.

Con molta flessibilità e buon senso, il filosofo ebreo-tedesco scriveva: «Il desiderio umano di rendere l’educazione accessibile a tutti porta a una trascuratezza sempre maggiore della qualità dell’educazione. Ciò non fa gran danno, o almeno non vi sono nuovi motivi di allarme, se avviene in discipline di origine recente; ma la situazione è del tutto diversa se ne è influenzata la stessa disciplina responsabile dell’eredità classica. I veri liberali oggi non hanno dovere più pressante che contrastare il liberalismo pervertito, che pretende "che vivere sicuri, felici e protetti, ma per il resto senza regole" sia la mèta semplice ma suprema dell'uomo, e che dimentica qualità, eccellenza o virtù». Era il dopoguerra, Strauss insegnava in una università statunitense, privata, sotto il controllo di tycoons e banchieri, non in un puro liceo classico italiano, gratuito e democratico, ma gli era chiaro ugualmente il fatto incontrovertibile che la civiltà è posta in pericolo dai «futuristi superficiali» e ignoranti dell’eredità di cui sono venuti in possesso, non dai conservatori, anche i più gretti che, proprio per il loro senso del risparmio nei confronti della tradizione, «non la metteranno mai in pericolo». Insomma, gli italianisti che dimenticano Vincenzo Monti per un cantautore sanremese, i fisici che omettono Galilei e lo splendore della sua forma attardandosi ad affrontare «i problemi del nucleare», i grecisti che trascurano la grammatica, affrettano tutti la fine dell’Occidente. I docenti di informatica, comunque la insegnino, non fanno male a nessuno. Almeno i licei (non solo quello classico) siano dunque sottratti alle riforme e vengano posti sotto tutela, con maggiore cura degli inerti beni culturali.

(La citazione è tratta dal saggio «Liberalismo e filosofia classica» raccolto in Liberalism Ancient and Modern, tradotto in italiano da Giuffrè.)

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